Artista autodidatta originario di Cormons, Silvano Spessot fin dagli anni ’70 cerca una propria e autonoma via d’espressione artistica, cercando di esternare attraverso le sue varie fasi artistiche il senso della modernità soffocante, alienante, fagocitante.
Spessot ha esordito nel figurativo realizzando paesaggi scabri, tendenti all’astrazione. É passato poi all’informale usando stratificazioni di materiali inconsueti: malta, calce, pigmenti diversi, ma anche ferri.
Viene colpito dai lavori di Pollock e Burri e sperimenta per tutti gli anni ’80 e ’90, soprattutto con la materia. Tale ricerca lo fa approdare al periodo dei poliuretani, con la negazione del colore e della materia; da questa sintesi giunge alla serie degli Omini. All’inizio degli anni 2000 Spessot è approdato a una figurazione sintetica, serializzata: a ripetersi è la forma sbozzata dell’uomo-manichino in posa, unica cosa che lo connota fortemente è la cravatta, simbolo di chi detiene un certo potere.
Nell’ultima fase della produzione Spessot passa a un graduale dissolvimento della figurazione per lasciare più spazio alla fragranza cromatica che vuole e deve dialogare con una materia che l’artista riesce sempre a far vivere di un impeto proprio, a far brillare di vita, energia e sostanza.
WE’LL SURVIVE
Durante un sopralluogo al Parco Midolini mi colpisce e mi emoziona un alberello che fuoriesce dalla crepa di una parete: è nato dentro la costruzione in rovina e poi ha trovato una fenditura da cui uscire; combatte per vivere. Per me rappresenta un monito e il segno che l’umanità vuole lottare per la propria sopravvivenza. Il lavoro prende avvio proprio dall’alberello che includo nella mia installazione, che comprende anche una grande opera di pittura, due Omini collocati sopra il dipinto e una scultura in metallo.
Nella tela domina la raffigurazione del pianeta in sofferenza che sembra in procinto di spegnersi. É circondato da croci e segni che rappresentano l’umanità afflitta ma in lotta per sopravvivere e per salvare il pianeta. Dall’alto una coppia di Omini impersona il consumismo che non vuole vedere e non vuole combattere. Nonostante loro il cambiamento è già avviato dall’alberello che continua a crescere: la natura prende il
sopravvento. A terra tre cavalli, emblemi della continuità della vita e simboli di libertà; animali che accompagnano da sempre la vita degli uomini ora li invitano ad avanzare con coraggio. Il numero tre rappresenta il tempo: passato, presente e futuro.