Leonardo Fenu (classe 2000) si avvicina alla pratica artistica da molto giovane, trovando poi conferme frequentando un Liceo Artistico milanese dove consegue il diploma. Prosegue il proprio percorso di studi – specializzandosi nella disciplina scultorea –
all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano). Fenu si è da subito affezionato alla scultura, sperimentandola nelle sue diverse forme, tecniche e possibili combinazioni materiche. Nello specifico, il suo lavoro è caratterizzato da forme e processi sperimentali ispirati a ciò che lo circonda. I suoi lavori sono il frutto spontaneo di un’osservazione attenta del reale e da un intenso spirito critico e in continua evoluzione.
Nel 2018 riceve il “Premio Boccioni” (Liceo Artistico Boccioni, Milano) con l’opera “Un pezzo di mare” e nel 2021 realizza una scultura permanente nel Caseificio Buon Pastore (Sant’Alberto, Ravenna) intitolata “Bagnanti”.
Nel 2022 infine partecipa a tre mostre collettive: “Academo” a cura di Carlo Pizzichini a Palazzo Chigi ( San Quirico d’Orcia, Siena), “Tutto segue la via del grano” a cura di Pandemia.arte a Beky Bay (Igea Marina, Rimini) e “Magmi interiori” a cura di Giacomo Saccomanno al Negroneria Lab (Piazzetta Barisone, Genova).
SAXUM
Saxum è un ciclo di sculture realizzato con bottiglie di plastica fuse e ricoperte da pellicole termoaderenti. Sono elementi plastici, ricompattati, che insieme trovano nuova forma e composizione imitando l’agire impetuoso della lava e il suo processo d’interazione con il mondo. La forma di questi lavori è controllata nel suo andamento generale e compositivo, lasciando una componente di casualità e di causalità che inerisce al processo di esecuzione. Il risultato formale, soprattutto in superficie, si disvela solo a conclusione del processo stesso quando viene applicata la pellicola coprente che definisce i contorni frastagliati, le forme incavi, gli elementi aggettanti della scultura e, nello stesso tempo, la sua cromia, la quale muta in funzione del luogo di collocazione e dell’intenzione specifica di ogni progetto. Avendo un’origine magmatica proveniente dal sottosuolo, in quanto
derivanti dal petrolio e dal gas, le plastiche utilizzate quotidianamente possiedono un’energia intrinseca potenziale che nel lavoro si attua e manifesta quando esse giungono in superfice, rendendosi visibili al mondo. Lo sprigionarsi di tale energia permette una trasformazione del materiale stesso. La plastica così trattata si mostra desiderosa di tornare a quello che rappresenta il suo archetipo fossile e roccioso. Riflettendo su tale dinamica è sorto spontaneo il nome «Saxum», parola latina che significa roccia. Questa mutazione del materiale, in linea con la trasformazione del territorio specifico, vuole connotare sia una transizione ecologica sia un’energia in azione ciclica in cui la plastica, derivante da sostanze fossili, si propone visualmente come materiale roccioso e originario. All’interno del parco, la scultura assume una forma specifica: due archi contigui, di diverse dimensioni, scaturiti da una comune origine nel sottosuolo. La struttura architettonica dell’arco simboleggia una dimensione di passaggio attraverso cui poter accedere a un luogo trasformato, ottenendo una prospettiva nuova. La presenza di due diverse arcate pone in relazione due dimensioni proprie della persona, quella del bambino e quella dell’adulto, che da sempre sono oggetto di ricerca e con le quali, chi vorrà, potrà misurarsi passando sotto gli archi. Il colore ramato punta invece ad inserirsi nel territorio cromatico ponendosi a metà strada fra le tinte dell’archeologia industriale e le cromie naturali delle piante e del terreno, che nell’attuale periodo storico sono sempre più spesso aride e sofferenti.